Davide FRASCA & Iwona SOCZEWKA (2019)

KALA è una BioArchitettura realizzata tramite la tecnica del SuperAdobe e a partire da un progetto di Rigenerazione Urbana condivisa col Comune di Paterno Calabro e col Centro AntiViolenza del Comune di Paterno Calabro. E' una scultura-architettura concepita per essere utilizzata anche come pit-stop per le mamme. E’ la prima opera che valica l’area museale all’aperto in Contrada Orticelle sì da trovare spazio in un'area pubblica con funzione sociale e aggregativa. L'Opera Ambientale, sicuramente la più grande cupola in terra realizzata fino a questo momento in Italia, è stata concepita, anche considerando la sua funzione, come un luogo accogliente e che desse, al contempo ristoro e senso di protezione.

Negli intenti del designer e docente Davide FRASCA e dell’artista Iwona SOCZEWKA che hanno concepito KALA, all’esigenza di utilizzare materiali strettamente eco-compatibili (terra, canapa, argilla espansa, calce, cocciopesto), doveva affiancarsi quella di dotare la costruzione di adeguata luce, areazione, caratteristiche estetiche gradevoli e morbide, richiami architettonici e scelte stilistiche in accordo col contesto del borgo.

L’ingresso ricorda forme orientali mentre la finestra è inspirata dalla forma delle imposte utilizzata nell’architettura cistercense: entrambe sono state realizzate con materiale di recupero. La luce, oltre che filtrare attraverso le aperture, giunge policroma da tre vetro-mattoni che ricordano gli antichi colori utilizzati nelle architetture medioevali: Rubinium, Viridium, Ceruleam, ritenuti tutt’ora bastevoli a dimostrar di come si divida la luce e di come si possano comporre, da questi, tutti gli altri colori (modello additivo dell’RGB). L’esterno appare, agli occhi di chi indugiasse nel percorrerne la circonferenza, maestoso e importante quasi che la forma arrotondata conferisca alla materia bianca, austerità e maggior spessore. L’arco d’ingresso si protende così da presentare gradienti di materia a costituire, col resto della struttura, una scala bicroma, una possibilità offerta allo sguardo e all’interazione con l’architettura stessa.

Ancora, all’ingresso, i due contrafforti appaiono solidi e ben impiantati sul terreno malgrado la presenza di aperture in cui si ripetono motivi circolari e doppia cromaticità. Pregevole l’intonaco interno realizzato tramite l’antica tecnica del cocciopesto quanto quello in calce naturale. Ipnotico e rilassante il motivo a cerchi concentrici del soffitto e del pavimento, quasi che, quanto sopra avesse segnato quanto sotto.

KALA è un’Opera-Tributo alle Donne e prende il nome dall’aggettivo greco che rimanda alla Bellezza e al Bene in quanto ritenute qualità inscindibili. Ovviamente il nome KALA rimarca anche l’etimo della Calabria, terra di Bellezza e d’ogni Bene.

La Bioarchitettura è stata realizzata anche da studenti e docenti provenienti da dieci diverse nazioni e completata grazie anche a maestranze locali relativamente agli intonaci rustici prima e ai dettagli di rifinitura (decori,  intonaci e vernici naturali, infissi) poi, rigorosamente creati, applicati e posati in opera in forma personalizzata, artigianale, pertanto unica oltre che magistrale.